MILÁN – ¿Qué puede ser más extraordinario que un derbi disputado sin público, un derbi que no ha valido tanto en mucho tiempo, un derbi tan esperado?
Más extraordinario que un derbi como este, solo hay un derbi que dice: Milán-Inter 0-3. Esto es Milán, Milán es nerazzurri. Imparable, esquivo, despiadado. Y luego unidos, los nerazzurri, en ese abrazo tras el pitido final y con ese estribillo que daba continuidad al pensamiento de toda la afición que quería estar ahí: «Quién no salta es Rossoneri».
Una extensión del amor de la afición traducida al campo por la increíble tenacidad de un equipo que una vez más trabajó duro, gastó cada gota de energía. Y nos hizo movernos, regocijarnos. 3-0, doblete de Lautaro y gol de Lukaku.
Un partido extraordinario: los goles fueron extraordinarios. Las paradas de Handanovic fueron. La actuación de los defensas, de los mediocampistas exteriores. Extraordinarios, todos ellos. Hay algunos trenes que no esperan ni un segundo: hay que tomarlos a tiempo, de lo contrario me voy, inexorable. Existe un alto riesgo de verlos escabullirse, aumentar la velocidad, y luego desaparecer, en la primera curva o en esa bruma gris que ha adormecido la expectativa de un derbi que nunca ha sido tan decisivo en mucho tiempo. Aquí, todos en la estación, o más bien en el carruaje, concentrados y decididos: la única forma de comenzar el viaje de este juego era estar en el camino correcto, listo para partir. Así lo atacó el Inter derbi número 174. Con ferocidad, determinación y puntualidad.
Una postura clara: queremos colorear las pistas con nerazzurri. Y la velocidad es inmediatamente muy alta, fomentada por los músculos de Romelu Lukaku, ágiles e inexpugnables. Y artístico, con ese pincel de izquierda a derecha: Lukaku para Lautaro, como suele suceder. Pareja acostada, casi simbiótica. La pelota que saca el belga en el minuto cinco es preciosa, la sangre de Toro está furiosa: el Inter se adelanta a los cinco minutos, 0-1. Lautaro, Milán-Inter 0-1 Parece escuchar el ruido del tren nerazzurri, que muele kilómetros a una velocidad con todos los componentes moviéndose juntos, casi a la perfección.
No hay contratiempos en la propuesta ofensiva de los nerazzurri: el equipo de Conte gestiona tiempos y jugadas, alternando rachas por los flancos con iniciativas directas. Las oportunidades están llegando, literalmente. El pie rápido de Eriksen es aceite que lubrica los engranajes, la agresión de Barella al atacar verticalmente obliga a Milán a retirarse.
Lautaro se desata, Perisic a la izquierda una espina en el costado. Fly, el croata: saca balones en el centro que casi se convierten en goles, luego intenta la derecha ganadora, con Donnarumma decisivo. ¿Y Milán? Le cuesta construir y por eso decide apoyarse en balones centrales y directos sobre Ibrahimovic, incluso y sobre todo alto. La primera oportunidad real a los 15 ‘entra en juego. A los 33 ‘todavía con balón sucio, Hernández se acerca a la portería derecha. Son ocasiones improvisadas.
El Inter cierra la primera parte tocando el 2-0 con Skriniar y entra al vestuario con el pesar de tener solo un gol de ventaja. La parada en el ‘vestuario’ da comienzo al partido a toda velocidad rossoneri. Furiosa, la agresión rossoneri. A los tres minutos del inicio de la segunda parte, el equipo de Pioli metió al Inter en el área e intentó por todos los medios marcar. Ibrahimovic el gran protagonista con dos tiros a la cabeza prácticamente seguros, Handanovic responde dos veces como campeón con intervenciones prodigiosas. No ha terminado: ni un minuto y gran incursión de Tonali, izquierda y milagro, otra, del capitán del Inter. Milán con toda su fuerza, Inter compacto pero nunca sumiso: acepta el momento del sufrimiento, levanta el muro con los tres centrales que se lanzan a cada balón con valentía. Intercepciones, respuestas, tiros a la cabeza: no solo frustrar, en resumen. Lo necesario para resistir, la carga para decir: no puedes pasar. Con esta confianza a sus espaldas, el Inter se desató y arrasó la retaguardia rossoneri.
En 10 minutos es 3-0. ¿Me gusta? Con acciones maravillosas, rápidas, rectas, verticales, de equipo, poder, deseo. Hermosa. A los 57 ‘gol de Lautaro, imparable. Pero Toro es solo el finalizador de una acción maravillosa: Hakimi parte al Milán en dos con una de sus rachas, Eriksen termina como campeón, Perisic se escapa en la asistencia por el toque de izquierda de Lautaro. La explosión de alegría no es la conclusión de la energía de los nerazzurri. Porque falta un nombre en el cuaderno: falta el nombre de aquellos que querían dejar su huella, Romelu Lukaku. Su sprint deja sus huellas en el centro del campo del Milán, disparado por el lanzamiento de Perisic: Romagnoli no puede seguir el ritmo del belga, Donnarumma no puede hacer nada contra la dinamita explotada por la izquierda de nuestro número 9. Gol, 3-0, siempre encendido objetivo en los cuatro derbis ligueros disputados: ¿el último en triunfar? Un jugador anti-Milan por excelencia, Benito Lorenzi n
MILANO – Cosa ci può essere di più straordinario di un derby giocato senza pubblico, di un derby che da tempo non valeva così tanto, di un derby così atteso? Più straordinario di un derby così c’è solo un derby che dice: Milan-Inter 0-3. Questa è Milano, Milano è nerazzurra. Inarrestabili, inafferrabili, spietati. E poi uniti, i ragazzi nerazzurri, in quell’abbraccio dopo il fischio finale e con quel coro che ha dato continuità ai pensieri di tutti i tifosi che avrebbero voluto essere lì: «Chi non salta rossonero è». Una estensione dell’amore dei tifosi tradotta in campo dall’incredibile tenacia di una squadra che ancora una volta ha lavorato tantissimo, si è spesa in ogni stilla di energia. E ci ha fatto emozionare, esultare. 3-0, doppietta di Lautaro e gol di Lukaku. Un match straordinario: i gol, sono stati straordinari. Le parate di Handanovic, lo sono state. La prestazione dei difensori, degli esterni dei centrocampisti. Straordinari, tutti.
Ci sono alcuni treni che non aspettano nemmeno un secondo: vanno presi in orario, altrimenti parto, inesorabili. Alto il rischio di vederli scivolare via, con la velocità che aumenta, per poi scomparire, alla prima curva o dentro quella nebbiolina grigia che ha cullato l’attesa di un derby da tempo mai così determinante. Ecco, tutti in stazione, anzi in carrozza, concentrati e determinati: l’unico modo per iniziare il viaggio di questa partita era quello di essere sul pezzo, pronti via.
Lo ha aggredito così il derby numero 174 l’Inter. Con ferocia, determinazione e puntualità. Una presa di posizione chiara: i binari li vogliamo colorare di nerazzurro. E la velocità è subito elevatissima, fomentata dai muscoli di Romelu Lukaku, scattante e imprendibile. E artistico, con quel sinistro pennellato dalla destra: Lukaku per Lautaro, come spesso accade. Coppia che si trova, quasi simbiotica. La palla disegnata dal belga al minuto cinque è preziosa, l’incornata del Toro è furiosa: Inter avanti dopo cinque minuti, 0-1.
Sembra di sentire il rumore del treno nerazzurro, che macina chilometri in velocità con tutti i componenti che si muovono insieme, in maniera quasi perfetta. Non ci sono singhiozzi nella proposta offensiva nerazzurra: la squadra di Conte gestisce tempi e giocate, alterna folate sulle fasce a iniziative dirette. Le occasioni fioccano, letteralmente. Il piede veloce di Eriksen è olio che lubrifica gli ingranaggi, l’aggressività di Barella nell’attaccare in verticale costringe il Milan ai ripiegamenti. Lautaro è scatenato, Perisic a sinistra una spina nel fianco. Vola, il croato: serve palloni al centro che per poco non si tramutano in gol, poi prova il destro vincente, con Donnarumma determinante.
E il Milan? Fatica a costruire e perciò decide di affidarsi a palloni centrali e diretti su Ibrahimovic, anche e soprattutto alti. La prima vera occasione al 15′ arriva in mischia. Al 33′ ancora su una palla sporca Hernandez va vicino al gol di destro. Sono occasioni estemporanee. L’Inter chiude il primo tempo sfiorando il 2-0 con Skriniar ed entra negli spogliatoi con il rammarico di avere un solo gol di vantaggio.
La fermata nella stazione ‘spogliatoi’ fa ripartire il match ad una velocità tutta rossonera. Furiosa, l’aggressione rossonera. In tre minuti dopo l’avvio del secondo tempo la squadra di Pioli mette in area l’Inter e prova in tutti i modi a segnare. Ibrahimovic il grande protagonista con due colpi di testa praticamente certi, Handanovic per due volte risponde da campione con interventi prodigiosi. Non è finita: nemmeno un minuto e grande incursione di Tonali, sinistro e miracolo, un altro, del capitano dell’Inter.
Milan a tutta, Inter compatta ma mai remissiva: accetta il momento di sofferenza, alza il muro con i tre centrali che si gettano su ogni pallone con coraggio. Intercetti, ribattute, colpi di testa: non solo fioretto, insomma. Il necessario per resistere, la carica per dire: non si passa. Con questa sicurezza alle spalle, davanti l’Inter si scatena e devasta la retroguardia rossonera. In 10 minuti è 3-0.
Come? Con azioni meravigliose, veloci, dritte, verticali, di squadra, di potenza, di voglia. Bellissime. Al 57′ il gol di Lautaro, inarrestabile. Ma il Toro è solo il finalizzatore di una azione meravigliosa: Hakimi spacca in due il Milan con una delle sue folate, Eriksen rifinisce da campione, Perisic è inafferrabile nell’assist per il tocco di sinistro di Lautaro. L’esplosione di gioia non è la conclusione dell’energia nerazzurra. Perché sul taccuino manca un nome: manca il nome di chi voleva assolutamente lasciare il segno, Romelu Lukaku.
Lascia i segni nel centrocampo del Milan la sua volata, innescata dal lancio di Perisic: Romagnoli non può tenere il passo del belga, Donnarumma non può nulla contro la dinamite esplosa dal sinistro del nostro numero 9. Gol, 3-0, sempre a segno nei quattro derby di campionato giocati: l’ultimo a riuscirci? Un anti-milanista per eccellenza, Benito Lorenzi
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